foto di daniel topete
centralini è grandi artisti e interviste (più o meno) piccolissime. esatto: una scusa per parlare a telefono con le autrici e gli autori dei dischi che mi piacciono. e il giovane holden muto.
blondshell è una vecchia conoscenza di questa newsletter. forse ti ricorderai di lei perché “fa indie rock, è brava”. a pensarci un attimo, dalla pubblicazione del suo omonimo disco d’esordio a oggi, cioè giusto due anni, ne sono successe di cose notevoli a sabrina teitelbaum: ha registrato un live per kexp, ha suonato da jimmy fallon, è finita nella lista dei 10 dischi del 2023 di telegrammy, poi due settimane dopo anche in quella di obama (barack, se ci sei batti un colpo). dopo tutto l’ambaradan di cui sopra e 150 e passa concerti in giro per il mondo, immagino che blondshell avesse grossomodo le seguenti opzioni: a) dormire 18 mesi di fila per recuperare un briciolo di energia; b) pubblicare nuova musica. è successo che ha scelto la b e a inizio maggio è uscito “if you asked for a picture”.
già che si parla di foto: non so se avete presente la copertina dell’album precedente. lo dico perché mi sono convinto che potrebbe essere una buona chiave di lettura per inquadrare il secondo disco della musicista losangelina. la cover di “blondshell”, proprio come le canzoni che contiene, è sabrina teitelbaum in bianco e nero: non c’è spazio per le mezze misure. nella cover di “if you asked for a picture”, la bicromia lascia invece gradualmente posto al colore. le melodie orecchiabili e la sfrontatezza dell’esordio sono sempre lì, ma piuttosto che sbattercele in faccia con la schiettezza di sepsis, ora blondshell tende a dosarle per restituirci un lavoro, e un’artista, più incline alle sfumature.
a questo punto, più che farmi raccontare il nuovo disco dalla diretta interessata, mi premeva capire come poter cogliere le diverse sfaccettature dell’artista nell’arco di una breve, brevissima chiamata. l’idea è stata chiederle di rispondere a ogni domanda assumendo di volta volta il punto di vista di una diversa versione di sé. quanto di “blondshell” c’è in “if you asked for a picture”? in che modo la sabrina di ieri ha finito per influenzare la sabrina di oggi? immagino che per saperne di più avete grossomodo le seguenti opzioni: a) leggere il nuovo episodio di centralini qui sotto; b) aspettare un’eventuale intervista di blondshell con obama, che se ho fatto bene i calcoli dovrebbe uscire tra due settimane. stop.
qual è il tuo rapporto con la fama? rispondi come farebbe la sabrina di 16 anni.
la sabrina di 16 anni pensa che la fama sia fantastica, che essere celebrata dalle altre persone sia la vetta più alta che si possa raggiungere. oggi la penso in modo diverso, senz’altro più articolato. so che sono solo al secondo album, ma sono quasi 10 anni che vivo a los angeles e faccio musica, quindi ho avuto modo di conoscere diverse persone che non erano famose e poi lo sono diventate. c’è chi riesce a gestire una situazione del genere tutto sommato con serenità e chi ha capito che non fa per loro. sicuramente con la fama arrivano tante critiche e viene un po’ meno quel senso di sicurezza. cose che a 16 anni non avrei considerato.
dalla pubblicazione del tuo disco d’esordio a oggi hai suonato tantissimo dal vivo: oltre 150 date in due anni. qual è per te l’aspetto più difficile di andare in tour? rispondi dal punto di vista di una persona della tua famiglia o qualcuno a te caro.
la mia famiglia sa bene qual è la risposta a questa domanda, perché ne parlo apertamente con tutti. sono una persona molto, molto abitudinaria. per dirti, quando ero a tokyo - forse il posto più incredibile in cui sia stata in tour - andavo a prendere il caffè la mattina ogni giorno nello stesso identico posto. il mio cervello ha bisogno di routine e come puoi immaginare andare in tour è qualcosa di molto diverso dai ritmi di un lavoro d’ufficio: non mi sveglio nel mio letto, non posso portare a spasso il mio adorato cane e iniziare la giornata con una passeggiata nel parco. quando sei in tour non hai neanche il tempo per cercare, che so, quello che potrebbe essere il tuo posto preferito dove fare colazione. quindi va a finire che scelgo qualcosa nei dintorni, provo a creare una parvenza di routine, per quanto possibile, e ricordo a me stessa che non sono lì in vacanza, ma per fare il mio lavoro, e così riesco a gestire la cosa.
ricordo di aver letto da qualche parte che ami indossare le t-shirt e allora ti chiedo: immagina di dover scegliere una e una sola maglietta di un gruppo o artista da indossare per tutta la vita. quale sarebbe e perché? rispondi come la blondshell di “if you asked for a picture”.
anche se in questo momento ho addosso una maglietta di the boss, sarebbe impossibile per me rispondere a questa domanda: so per certo che non potrei indossare una t-shirt di un artista per il resto della mia vita. parlando però della musica che ha influenzato il nuovo album, ti direi che hanno avuto un ruolo determinante una serie di gruppi noti per l’uso delle armonie, come i beach boys, the mamas and the papas e le ronettes. mentre per “blondshell” avevo deciso di focalizzarmi su un solo genere, con “if you asked for a picture” mi sono sentita molta più libera di spaziare tra stili diversi e avevo ben chiara quest’idea di puntare molto sulle armonie vocali già prima della registrazione del disco. mi sembrano un elemento perfetto per aggiungere un tocco di colore alla musica e riuscire a trasmettere una serie di emozioni molto diverse.
hai studiato alla usc thorton school of music di los angeles. cosa di quest’esperienza pensi che abbia aiutato la tua carriera musicale e cosa invece non ti è stato di aiuto? rispondi come la blondshell del tuo omonimo disco d’esordio.
sicuramente è stato utile dal punto di vista tecnico. da bambina non avevo frequentato nessuna scuola di musica, quindi studiare teoria musicale o imparare le armonie vocali sono strumenti che poi mi hanno aiutato molto dal punto di vista pratico. anche conoscere altri musicisti ha avuto un impatto importante: da ragazzina ero l’unica dei miei amici che suonava e scriveva canzoni, quindi trovarmi all’improvviso circondata da altra gente che aveva la mia stessa passione mi ha fatto sentire più a mio agio con la musica. detto questo, io non mi sono diplomata alla usc: ho deciso di lasciare gli studi dopo i primi due anni. ero impaziente di cominciare a fare musica, non volevo passare altri due anni a studiare materie di cui sinceramente non mi importava nulla, tipo matematica e oceanografica.
sia nell’esordio di “blondshell” che nel nuovo “if you asked for a picture” ti apri molto dal punto di vista personale. che impatto ha tutto ciò sulla tua salute mentale? rispondi come la sabrina di oggi, nel momento in cui stiamo parlando.
non è facile parlare di certi temi sapendo poi che dall’altra parte ci sono persone che ascoltano cose molto personali sul tuo conto. e non sto parlando delle persone che non conosco: non mi importa nulla di cosa pensi uno sconosciuto della mia vita. detto ciò, credo che fare musica e fare arte in generale sia un processo catartico che ha un impatto molto positivo sulla tua salute mentale. almeno per me è cosi: se ho qualcosa dentro di me e decido di scrivere di quel tema, poi diventa una questione molto più facile da affrontare.
telegrammy è grandi dischi raccontati con testi piccolissimi. musica e parole selezionate con cura. telegrammy non è sui social. se sei qui è grazie (ai tuoi gusti musicali pazzeschi e) al passaparola. per inviare i telegrammy a chi vuoi bene inoltra questa mail o manda questo link. stop.
Oddio, che sorpresa! Ho adorato l'esordio omonimo di Blondshell, è stato disco del mese di aprile 2023 su Indie Riviera, anche questo nuovo mi sta piacendo parecchio. Grazie per questa intervista!
qua mi sa che obama legge anche indie riviera, eh? grazie a te per averla letta! stop.