ieri è uscito il disco che proietterà kali uchis verso un nuovo livello di stardom (ma devo dire che a caldo preferisco “red moon in venus”). poi è tornato d’angelo in una traccia di jeymes samuel di nove minuti e mezzo ft. jay z. il brano è parte del soundtrack album del film “the book of clarence”, girato a matera con lakeith stanfield nei panni di un tizio pieno di debiti che, rendendosi conto della popolarità di un tale gesù di nazareth, si improvvisa messia per rifarsi una vita. per restare in tema pseudo-biblico, lo stesso giorno lil nas x ha pubblicato un nuovo singolo, j christ, con tanto di crocifissione, arca di noè e paradiso/inferno rivisitati in piena estetica lil nas x (stiamo iniziando a vedere gli effetti di the chosen sul mainstream americano?).
tutta roba che forse valeva la pena approfondire nello spazio striminzito di questa newsletter, se non fosse che sto ascoltando in loop da una settimana un disco chillhop di wun two (uno che, tra le altre cose, ha anche prodotto “perle ai porci” di pufuleti).
“snow, vol. 8” è, come suggerisce il titolo, l’ottavo capitolo dell’ormai tradizionale snow series, pubblicazione annuale con cui il producer tedesco celebra l’inverno. a sto giro sono 12 tracce per 15 minuti scarsi di musica, tra spolverate di piano lo-fi e beat ipnotici che sembrano spuntare fuori dal nulla per poi dissolversi rapidamente, come fiocchi di una nevicata leggera. e tu sei lì con le cuffie, che manco la study girl del meme, a fare una cosa stupida qualunque tipo pelare le patate e ti senti in pace con il mondo quasi senza rendertene conto, aspetti un verso di mf doom che sai che non arriverà ma che ci starebbe da dio (o da d’angelo o da j christ, vedete voi) e all’improvviso ti rendi conto che il disco è finito e pure le patate da pelare, ma tu hai voglia di riascoltarlo da capo e di restare in pace col mondo. così prendi altre patate da pelare e ricominci da ouverture che tanto sono 12 tracce per 15 minuti scarsi, se ne scendono che è una bellezza. solo che qua intanto è passata una settimana e credo che mi toccherà mangiare patate per il resto dell’anno. stop.
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