screenshot dal video di who let him in
telegatty è grandi videoclip e testi piccolissimi. il gran premio galà della tv di youtube assegnato da telegrammy. ogni riferimento a statuette feline e concorsi anni ottanta è puramente casuale.
ogni mattina, a londra, come sorge il sole, una persona qualsiasi con un salario decente si sveglia e comincia a correre. per non fare tardi a lavoro e più che altro per evitare di dover farsi spazio tra la gente in metro nell’ora di punta come in quella performance di marina abramović e ulay.
ogni mattina, a londra, come sorge il sole, una persona qualsiasi con un salario indecente si sveglia e sa che correre non basta per sopravvivere in una città in cui già corrono tutti di base. allora si mette a fare parkour. o almeno è così che sembra immaginare obongjayar nella clip di who let him in quel metaforico viaggio dalla periferia al centro di chi, contro ogni pronostico, riesce a farcela partendo da sfavorito: gli underdogs, a cui il pezzo è dedicato.
il video, diretto dalla regista, musicista e creativa talia beale, vede l’artista nigeriano di base a londra impegnato in una corsa folle tra le strade di una metropoli dalle tinte distorte. ad accompagnarlo in questa giungla di mattoni e piante rosa acido c’è il team phat - una squadra professionistica di parkour che ha il compito di recapitare a obongjayar uno strano oggetto di metallo: la chiave per aprire la famosa porta sempre chiusa.
a parte il bel video e la canzone - in cui sembra ripetersi la magia afrobeat di point and kill con little simz e che è stata anche inclusa nella soundtrack di ea sports fc 24 (ex fifa) - vale la pena dare un’occhiata alle robe assurde che fa il team phat, tra salti folli sui tetti e competizioni ufficiali di una specie di acchiapparello a ostacoli (giuro che è molto meglio di come lo sto descrivendo io).
perdersi nei video di gente che fa parkour, tra l’altro, sembra avere effetti immediati sulla volontà di rimettersi in forma. preso dalla foga delle gesta del team phat, l’altro giorno ho fatto le scale di corsa per andare incontro al corriere. poi però quando sono tornato a casa stavo quasi svenendo. londra o non londra, salario o non salario, mi sa che devo ricominciare a correre. stop.
telegrammy è grandi dischi raccontati con testi piccolissimi. musica e parole selezionate con cura. telegrammy non è sui social. se sei qui è grazie (ai tuoi gusti musicali pazzeschi e) al passaparola. per inviare i telegrammy a chi vuoi bene inoltra questa mail o manda questo link. stop.