screenshot dal video di máquina culona
telegatty è grandi videoclip e testi piccolissimi. il gran premio galà della tv di youtube assegnato da telegrammy. ogni riferimento a statuette feline e concorsi anni ottanta è puramente casuale.
1983. l’anno in cui la spiaggia italiana diventa ufficialmente la playa. come un filtro instagram sciolto nell’acido, gli occhiali da sole dei righeira - in certi casi molto simili a visori da personaggio marvel - proiettano un’estate post-atomica, tra colori fluo e riferimenti nucleari. la meno nota versione italiana del singolo aggiunge nuovi dettagli a questo trip fantascientifico, a metà strada tra un’apocalisse e una vacanza spensierata: statue di robot e abbronzature blu; legioni di mutanti che combattono sui surf; pizze radioattive.
quarant’anni dopo che la bomba del duo torinese letteralmente estalló nelle radio italiane e non, il producer madrileno ralphie choo indossa la versione 3.0 del visore dei righeira, fa squadra con mura masa e ci catapulta a suon di cumbia industriale del 2072 in un’altra pazza estate del futuro. al posto di una playa da fine del mondo, però, ci ritroviamo tra i personaggi bizzarri di una periferia surrealista. c’è una specie di alga umana, un tizio con minacciosi quanto buffi artigli di cartone e un astice (una sorta di riferimento all’aragosta di dalì?) con sigaretta e cash nelle chele. tutto regolare.
e la máquina culona?
se quel culona del titolo non ha bisogno di tante spiegazoni, máquina in spagnolo può avere in realtà un doppio significato: la macchina, intesa come congegno o apparato, e “l’essere un/una máquina” ovvero una persona di talento, che fa cose incredibili. insomma: è cool.
la máquina culona protagonista del brano sembra allora incarnare entrambe le visioni: è una queen di strada di un’eccentrica suburbia del futuro. forse per metà carne e ossa e per metà automa? metà donna e metà mutante? chi lo sa, ma poco importa, perché ciò che conta è che lei sa benissimo come entrare nella storia: stendendo tutti a colpi di twerk. nel frattempo, il bandiz studio di madrid sa come trasformare un tormentone in un’opera d’arte: il videoclip di david heofs e roy viceroy è folle e suggestivo, futuristico ma familiare. ti resta subito impresso, ti incuriosisce e a tratti ti confonde, convincendoti a riascoltare più e più volte una canzone che, a conti fatti, parla solo di una tipa con un culo leggendario. stop.
telegrammy è grandi dischi raccontati con testi piccolissimi. musica e parole selezionate con cura. telegrammy non è sui social. se sei qui è grazie (ai tuoi gusti musicali pazzeschi e) al passaparola. per inviare i telegrammy a chi vuoi bene inoltra questa mail o manda questo link. stop.