il duo si chiama tamburi neri, l’album si chiama “la notte” e i beat foschi di claudio brioschi vanno a pescare i racconti quasi teatrali di andrea barbieri direttamente dal centro della terra (da cui mi sembra di capire che arriva la sua voce profondissima) per ripiantarli in un contesto tipo il robot festival di bologna.
eppure, elettronica scura a parte, non riesco a togliermi dalla testa che siamo di fronte a un disco “illuminato”. anzi, per dirla con i young fathers, proprio addicted to the light. perché la notte dei tamburi neri non angoscia e non opprime nemmeno nei momenti più bui. più che finire in un vicolo cieco, piuttosto sembra aprirsi con speranza a una serie di notti possibili, prima di varcare - letteralmente o con le cuffie da casa - la soglia di un club. perché “la notte” può essere ironica e leggera come il pezzo in apertura o libera e romantica come la title-track. dolce e avvolgente come l’amore colorato di un figlio, ma è anche una convulsa hello people.
sono le 22:07 di venerdì. poco importa se hai tutto il fine settimana davanti o sei tra quelli che lavorano nel weekend quando hai tra le mani un disco che invece della buonanotte ti augura le buone notti. e ti tiene sveglio a oltranza. stop.
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