mercatiny è grandi dischi e prezzi piccolissimi. una collezione di musica italiana per il mercato tedesco e internazionale, nata da una passione poco moderata per i negozi di dischi e i mercatini delle pulci di amburgo e non solo. stop.
(più o meno) mercatiny/3
005: la musica es cultura/pagado muchas gracias.
un battiato in spagnolo direttamente dal rastro di madrid, tra yo quiero verte danzar e la era del jabalí blanco, per la gioia di noi lettori di
.006: storia di un disco che non fa ancora parte della mia collezione.
il markk, museo etnografico di amburgo, ha una piccola collezione di musica in vinile che ogni tanto apre al pubblico. è tutto molto informale: tu vai lì, ti fai una chiacchiera col curatore, frughi tra gli scaffali, metti su un disco. detta così, pare una cosa che sapevo da sempre e invece l’ho scoperto settimana scorsa. così come ho scoperto la sera prima dell’evento che l’incontro sarebbe cominciato alle 16 in un giorno di sciopero di quasi tutti i mezzi pubblici.
decido che ci voglio andare. mi organizzo a lavoro, capisco un attimo il percorso alternativo da fare, il giorno dopo mi sveglio a un orario illegale, spengo il pc alle 15 e 17 minuti, arrivo al markk alle 15 e 56.
nella sala siamo una dozzina, compreso una vecchietta adorabile che ogni tanto fa domande a caso al curatore (“ma elvis cantava nei ‘60 o nei ‘70?”) e poi ride. io comincio a scambiare due parole con uno studente tedesco che collabora con il museo e ha deciso di approfondire una parte della collezione per un progetto all’università: quella dei dischi in italiano, circa un 20/25 dei quasi 5.000 del markk.
gli album in questione sono perlopiù raccolte di musica folk per regione, il che ha senso considerando l’indirizzo etnografico del museo, più qualche gemma a caso (la registrazione della voce di umberto saba, fiabe di italo calvino e gianni rodari). manco il tempo di elaborare una raccolta di “musica dei calabresi a milano”, che all’improvviso mi trovo tra le mani un disco del 1976 di “folk music of the salerno area” con tanto di booklet incluso. salerno, la mia città.
ora, non so se capita qualcosa di simile a tutti gli italiani di provincia all’estero, ma io quando dico che sono di salerno ho puntualmente in risposta facce spaesate o un sempreverde “ah sì sì bella palermo”. quindi l’apparizione improvvisa di un oggetto “di casa” a quasi 2.000 km da casa mi ha fatto un effetto ratatouille che manco una confezione famiglia di madeleine di proust.
ho fatto un paio di foto, ho messo il vinile sul giradischi per un attimo, poi ho capito che andava bene così: ho salutato i presenti e sono uscito. appena ho messo piede fuori dal museo ho chiamato i miei. “vi rendete conto?”, dico io. “ma poi chissà come ci è arrivato un album di musica popolare salernitana al markk di amburgo negli anni ‘70”.
“assurdo”, dicono loro. “ma intanto facciamo che col prossimo pacco da giù ti mandiamo la nostra copia di quel vinile che abbiamo qui a casa, così almeno sappiamo come uno dei due dischi ci è arrivato ad amburgo”. stop.
foto “musica popolare del salernitano e dintorni” via discogs
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meraviglia anche scoprire a 38 anni che cinghiale in spagnolo sembra "cavallo" e chiedersi quindi se Cosmo ha intitolato il nuovo album "Sulle ali del cavallo bianco" pensando anche a questo. e questa è "viaggy", la rubrica di Pucci nei commenti di telegrammy dove ci si immaginano le cose.
Grazie per la menzione <3