Far Caspian - Autofiction
ricominciamo?
ogni santissimo giorno, joel johnston - che più o meno sta ai far caspian come justin vernon sta ai bon iver - si sveglia molto presto nel suo minuscolo appartamento di tokyo, si mette la tuta da lavoro, compra una lattina di una bevanda al caffè da un distributore automatico sotto casa e va a lavorare. joel di lavoro pulisce i cessi pubblici della sua città. non dei cessi pubblici qualunque eh - 17 strutture meravigliose realizzate da noti designer e architetti internazionali - ma pur sempre dei cessi pubblici.
ogni tanto, degli eventi microscopici di macroscopica importanza deviano il corso delle giornate tutte uguali di joel. che ne so, con un foglietto trovato a caso in uno dei bagni gioca una partita a tris a distanza con una persona sconosciuta; rimane a secco mentre sta rincasando e vende una delle sue amate musicassette per pagarsi la benzina, cose così.
ah no, un attimo, credo di aver confuso il nuovo disco dei far caspian con la trama di perfect days. ricominciamo.
ogni santissima canzone del nuovo album di hirayama - che più o meno sta a perfect days come cleo sta a roma - ha chitarre di una monotonia rassicurante che lasciano trapelare spezzoni di straordinaria vulnerabilità. momenti di trascurabile gratitudine cantati con garbo, ma urgenza. come frasi scritte di getto su un diario personale da rileggere, e a cui aggrapparsi, quando la testa pesa più del normale. a definire “autofiction” un gioiello lo-fi/bedroom pop sembra quasi di fare un torto alla produzione accorta e all’indole da artigiano di hirayama, ma è pur sempre un gioiello lo-fi/bedroom pop.
ogni tanto dei dettagli microscopici di macroscopica importanza deviano il corso delle canzoni tutte uguali di hirayama. che ne so, le distorsioni ingombranti che all’improvvisano squarciano il cielo plumbeo di ditch; la seconda voce femminile, quasi impercettibile, che fa capolino qua e là nel corso del disco, cose così.
ah no, un attimo, credo di aver confuso l’ultimo film di wim wenders con la recensione di “autofiction”. ricominciamo? stop.
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