foto di tommaso biagetti
centralini è grandi artisti e interviste piccolissime. esatto: una scusa per parlare a telefono con le autrici e gli autori dei dischi che mi piacciono. e il giovane holden muto.
laila al habash è nata nel ‘98. nel 2021 ha pubblicato un primo ep (moquette) poi un disco d’esordio (mystic motel) che mettono d’accordo sia i fan di kali uchis (eccomi) che quelli di mina e la carrà (presente). nel tempo libero va dall’astrologa e apre i concerti dei coldplay al maradona di napoli. lunedì arriva in germania per un mini-tour negli istituti italiani di cultura organizzato da treccani e fondazione romaeuropa. il 17 aprile è ad amburgo, il 18 a monaco, il 19 a stoccarda e il 20 a colonia. poi immagino che il 21 torni in italia che se no il gatto arturo, vero eroe del suo canale telegram, non glielo perdonerebbe mai. la tappa amburghese di “le parole delle canzoni” mi sembrava l’occasione perfetta per riascoltare “mystic motel”, un disco in cui, tra le altre cose, viene fuori l’evidente passione di laila al habash per la musica. le 12 tracce dell’album, prodotto da stabber e niccolò contessa, sono infatti ricche di spunti musicali molto diversi tra loro, ma tenuti insieme con facilità dalla penna pop freschissima e cristallina dell’artista. io allora l’ho chiamata e, partendo da una serie di spunti legati alla sua musica, le ho chiesto di consigliarmi di volta in volta il primo disco che le veniva in mente, senza pensarci troppo su. poi le ho rivelato i dischi che invece erano venuti in mente a me. stop.
un disco da ascoltare da soli nel deserto del wadi rum, senza foto su instagram?
ultimamente sto ascoltando a ripetizione “dog daze” dei cruza, un gruppo r&b alternativo che ho scoperto da poco e che mi fa impazzire. ti direi quel disco senza pensarci un attimo perché sabbia, la canzone a cui fai riferimento tu, è una delle tracce più sperimentali che ho pubblicato finora, con questa coda che cambia totalmente il brano. ecco, magari non c’entra tantissimo con le sonorità dei cruza, però sabbia è uno dei pochi pezzi miei in cui c’è una chitarra. e nei cruza c’è questa chitarra bellissima, molto tame impala che diventa mac demarco preso male con le sigarette. è un disco che voglio sentire da sola, che mi fa pensare a un ambiente molto intimo e rilassato.
(io avevo pensato a: bawrut - “in the middle”, scoperto grazie alla newsletter extra colas di emiliano colasanti)
un disco romantico e cafone da ascoltare in macchina mentre cerchi un parcheggio?
uno dei miei dischi del cuore: “i will be” delle dum dum girls, band di sole ragazze come quella che ho io sul palco. è uscito nel 2010, quando avevo 11-12 anni, e penso di averlo squagliato per quante volte l’ho ascoltato. lo collego molto ad abbagli perché ha quasi tutto il tempo questi bpm alti, è frenetico e parla un sacco di storie da teenager, tipo con ragazzine che raccontano del primo bacio e cose del genere. e il verso “così romantici e cafoni” di abbagli si riferisce proprio ai pensieri che facevo quando avevo quell’età lì. io ero spesso super teatrale, avevo questi sentimenti esasperati. sempre un po’ drama queen, insomma. però appunto quella canzone mi ricorda di un periodo di cui un po’ mi vergogno ma che vedo anche con molto affetto.
(io avevo pensato a: napoli milionaria - trapneomelodica™ vol.1, scoperto grazie a francesco abazia su nss magazine)
un disco per i fan di paranoia e dell’astrologia?
mi sta venendo in mente lana del rey. sicuramente sto pensando a lei per la questione dell’astrologia, perché in un’intervista che è uscita di recente per rolling stone ha raccontato che ogni giovedì lei va dall’astrologa, cosa che letteralmente faccio anche io. una delle mie migliori amiche fa di lavoro l’astrologa e ci vediamo anche noi tutti i giovedì. poi c’è questa sua canzone, chemtrails over the country club, in cui lei cita la sua carta natale e dice “my moon's in leo, my cancer is sun”. e io - che pure ho la luna in leone - in complimenti faccio la stessa cosa, quando dico “sarà colpa della luna di fuoco che c'ho”. quindi, sì, direi un disco di lana del rey. probabilmente sarebbe “ultraviolence”, perché ha colori molto simili a paranoia. perché c’è l’ansia, l’angoscia e lo stare male, però raccontati con questa voce leggera, con questo fare romantico, questo crogiolarsi dell’essere un po’ soli.
(io avevo pensato a: yaya bey - “exodus the north star”, scoperto grazie a giorgio valletta su radio raheem)
un disco che è una chicca sconosciuta da condividere solo sul tuo canale telegram (e su telegrammy)?
il primo che mi viene in mente è il disco omonimo dei delicatoni. quando ho scoperto quest’album mi ha ipnotizzata per giorni. scende proprio benissimo, come un vino leggero di qualità che ti piace e non riesci a smettere di bere e alla fine ti senti un po’ brillo, ma non devastato e con il mal di testa. poi il nome del gruppo è perfetto perché, come dicono loro, i delicatoni fanno musica delicata, ma massiccia. questo è un disco che ti fa venire voglia di rilassarti su un prato con gli amici, quindi mi fa pensare all’ambiente molto chill e divertente del mio canale su telegram.
(io avevo pensato a: viddy - “the girlfriend experience”, scoperto grazie a honor morrison su bbc introducing)
un disco (oltre al tuo) che suoneresti dall'inizio alla fine il prossimo giugno a napoli in apertura al concerto dei coldplay?
madonna questa è difficilissima. guarda, confesso che la tentazione di risponderti con un disco del mio artista preferito napoletano, tale pino daniele, è fortissima, ma non lo farò. questa è veramente tosta eh. forse farei un concerto totalmente random, tipo scegliendo un disco che sarebbe un piacere solo per me che lo suono. penso per esempio ad un album dei sault e al pezzo masterpiece su tutti. o magari a “dutty rock” di sean paul. però ecco pino daniele è veramente una tentazione forte. lui faceva questa cosa bellissima di scegliere apposta dei musicisti incredibili, tipo james senese o tullio de piscopo. era fiero di avere dei musicisti fighi con lui sul palco. questo per dire che a me non piace vedere l’artista anonimo sul palco, che sta là, immobile, con la chitarra. mi mette tristezza vedere un concerto col cantante vestito fighissimo e poi gli altri sul palco vestiti tutti di nero, tipo camerieri. hai presente i musicisti annoiatissimi del video di not fair di lily allen? ecco penso a loro ogni volta che vedo una roba così. tra l’altro quel pezzo di lily allen è clamoroso, con lei che si lamenta di aver trovato un ragazzo dolcissimo e premuroso, ma che non è bravo a letto. da noi ci aveva già pensato ornella vanoni a fare un pezzo così: non sai fare l’amore.
(io avevo pensato a: pino daniele - “e sona mo’”, scoperto grazie a un post su facebook di giulia cavaliere)
telegrammy è grandi dischi raccontati con testi piccolissimi. musica e parole selezionate con cura. telegrammy non è sui social. se sei qui è grazie (ai tuoi gusti musicali pazzeschi e) al passaparola. per inviare i telegrammy a chi vuoi bene inoltra questa mail o manda questo link. stop.