Centralini: telegrammy chiama Any Other
adele altro e gli altri oltre adele (spoiler: contiene pokémon)
foto di ludovica de santis
centralini è grandi artisti e interviste piccolissime. esatto: una scusa per parlare a telefono con le autrici e gli autori dei dischi che mi piacciono. e il giovane holden muto.
any other è la voce, la chitarra e gli arrangiamenti di adele altro, chiaro. ma è anche una serie di persone che in poco meno di un decennio hanno contribuito a trasformare una delle promesse più chiacchierate in una delle conferme più preziose della musica alternativa italiana. questo flusso continuo di individualità e pluralità, di adele altro e gli altri oltre adele, ha caratterizzato anche il percorso musicale di any other, che partendo da un indie rock molto scarno e urgente, si è presa lo spazio per evolversi e confrontarsi con altri musicisti e altre sonorità. per esplorarsi ed esplorare la sua idea di forma canzone che, pur mantenendo una cifra inconfondibile, è in continua evoluzione. ce lo ricorda l’ultimo “stillness, stop: you have a right to remember”, una sintesi magica tra quell’esordio così fulminante e i guizzi più sperimentali del successivo “two, geography”.
nel tentativo di cogliere tanto la visione originale di adele altro quanto lo sforzo corale del progetto, a questo giro ho strutturato l’intervista come una specie di person by person più che un track by track, associando a ogni canzone una o più persone che hanno avuto a che fare con il disco. poi a ogni domanda seria ne segue sempre una un po’ scema. perché - come ha suggerito anche adele nella nostra chiacchierata - a volte fare pace con le contraddizioni aiuta a capire meglio chi sei. stop.
1. stillness, stop | familia povera
qual è l’idea alla base della grafica di “stillness, stop: you have a right to remember” realizzata da familia povera? mi incuriosiva anche la punteggiatura, sempre presente nei titoli dei tuoi dischi. mi ha ricordato l’uso che fa bon iver della virgola.
il senso era riprendere i temi della memoria e del recupero di ricordi che sono stati rimossi. da lì, la scelta di usare questa font che fosse un po’ a pezzi, ma che in qualche modo trasmettesse anche il tentativo di voler rimettere insieme questi frammenti. ti dà l’idea di qualcosa che non è ancora del tutto stabile, ma che cerca di diventarlo.
la punteggiatura invece mi piace usarla da sempre perché dà un ritmo alle parole scritte, una cadenza anche un po’ musicale. ti permette di prendere delle pause anche all’interno di un gruppo di parole molto brevi e quindi di sottolineare dei concetti.
per la prima domanda scema prendo spunto dalla bio di familia povera su ig: “qualità mediocre”. hai 5 euro per fare un regalo a qualcuno: cosa compri e perché?
non so oggi quanto costa un tamagotchi, ma se ne trovassi uno a 5 euro prenderei quello. perché dovrebbe essere un gioco, ma fa anche un sacco d’ansia e poi è un disastro perché il tamagotchi muore sempre. però comunque fa ridere alla fine.
2. zoe’s seeds | giulia russo e federica furlani
parliamo dei semi di timo che citi in zoe’s seeds?
hanno a che fare con un regalo che ho ricevuto dalla persona di cui parlo nel pezzo, che è una mia carissima amica. era un gesto anche un po’ simbolico, legato all’idea dei semi che si piantano per far crescere qualcosa. solo che poi avevamo litigato e mi ricordo che in un momento di decluttering post adolescenza io - che sono giusto un filo permalosa - ho ritrovato questi semi. allora mi sono detta che non li avrei piantati mai, creando la canzone intorno a questa storia. poi comunque abbiamo fatto pace, quindi si è risolto tutto nel migliore dei modi.
in zoe’s seeds sentiamo per la prima volta nel disco il violino di giulia russo e la viola di federica furlani. prima avevi 5 euro, ora hai budget illimitato per realizzare con loro due una colonna sonora di un film a tua scelta. quale e perché?
andiamo con un classico d’animazione dai: la principessa mononoke. perché è un film che ho visto da piccola, a cui mi sono affezionata subito e di cui amo tantissimo la colonna sonora. quindi in realtà più che farla io, darei tutti questi soldi infiniti a federica, giulia e joe hisaishi, l’autore della soundtrack, e lascerei a loro carta bianca.
3. awful thread | l’adele altro di “two, geography”
quando in awful thread dici “you need me to be miserable in order to feel something” ho pensato a tutta la serie di “i wouldn’t feel anything” in walkthrough. che emozione sceglieresti per rappresentare questa canzone?
non sarebbe una bella emozione. direi un miscuglio di rabbia e rassegnazione, che però poi diventano una chiave positiva per andare avanti. perché anche se sono emozioni negative, se poi vengono usate nel modo giusto ti permettono di superare qualcosa di doloroso. nel caso di quel pezzo, che racconta rapporti familiari molto complessi, è stato proprio così. in generale, pur essendo estremamente emotiva, faccio un po’ fatica ad affrontare le emozioni. invece a volte sarebbe utile sentire le cose senza provare a razionalizzare.
scegli un’artista/band qualsiasi a cui faresti fare una cover di awful thread.
vabbé volendo spararla non grossa, di più, dico fiona apple. però mi sentirei una merda, cioè come faccio ad andare da fiona apple e chiederle di fare una cover di una mia canzone? però se fosse lei a chiedermelo io le direi: “amo, certo, che domande!”.
4. if i don’t care | tuttotonno
nel video di i don’t care dai uno spazio importante alla chitarra, una meravigliosa gibson firebird. come sei arrivata a scegliere quello strumento e perché?
l’ho presa nel 2021 per un motivo molto pratico: dovevo suonare in giro come turnista e la mia povera piccola jazzmaster iniziava a starmi un po’ stretta. quindi facendo un po’ di ricerche su reverb ho trovato quest’edizione limitata che ha il corpo un po’ più piccolo di una classica firebird e un colore che mi ha fatto impazzire. comunque, ti dico la verità, io ho sempre l’ansia di comprare nuovi strumenti, soprattutto se costosi, perché sono abbastanza maldestra. durante quel tour la chitarra ha subito un sacco di angherie: una volta mi è caduta a terra, un’altra volta si è danneggiata per un incidente tecnico… e nonostante tutto, resiste alla grande, io la amo tantissimo.
la direzione artistica del video è di tuttotonno (cecilia grandi) che tra le altre mille cose fa anche dei simpaticissimi tatuaggetti. tu che tatuaggio ti faresti fare e perché?
siccome ne ho già uno suo, dovrebbe essere uno nuovo. sono anni che io e ceci - che siamo migliori amiche e ci conosciamo da più di 15 anni - parliamo di farci un tatuaggio insieme, come quelli di coppia. vorremmo farci una scritta, tipo “la iella”. non so se lo faremo mai, però ci stiamo pensando.
5. second thought | marco, arianna, cecilia, lorenzo, andrea, jacopo
in second thought, oltre a marco giudici, ci sono arianna pasini, cecilia grandi, lorenzo urciullo, andrea poggio e jacopo lietti - tutte persone importanti per il tuo progetto. parliamo allora di any other dal vivo. tra l’altro: any other è una band?
ci pensavo proprio di recente, è stato diverso per ogni disco. perché anche se ho fatto il primissimo concerto di any other da sola, esattamente dieci anni fa, il progetto nato come una cosa mia e basta si è trasformato in band con il primo album. poi già con il secondo disco non era più così, perché di fatto ero io con una serie di musicisti che mi accompagnavo dal vivo, incluso l’onnipresente marco giudici che, come dico sempre, è la persona con cui condivido l’unico neurone che ho.
quindi arriviamo a questo terzo disco, dove è la prima volta che con me e marco suonano musicisti che non sono né propriamente turnisti né parte di una band, ma tre cari amici e artisti incredibili che conosco da anni e devo dire che questa è la roba più figa del mondo. sono appunto arianna pasini - che vive con me, tra l’altro, insieme a cecilia e un altro amico che si chiama mino - giulio stermieri e nicholas remondino. consiglio a tutti di andare a sentire i loro rispettivi progetti, perché spaccano.
associa un pokémon a ciascuna delle persone nei credits di second thought.
allora, arianna potrebbe essere lapras, perché è mega elegante. poi per ceci, direi ditto, perché tutto quello che fa lo fa da dio, che sia disegnare, cucinare o fare la dj. marco è psyduck, totalmente psyduck. così se ci legge è contento perché è il suo pokémon preferito. poi lorenzo… eh lorenzo non è facile, caspita. facciamo alakazam perché è matto, ma è anche una sicurezza. per jacopo che ha un senso dell’umorismo notevole ci vuole qualcuno di divertente, quindi vado con mr. mime. infine andrea potrebbe essere porygon, perché è una persona molto quadrata e definita.
6. need of affirmation | l’adele altro di “silently. quietly. going away”
in need of affirmation dici “for the first time in my life i feel that i can stand alone”. qui ci ho visto quasi una realizzazione del desiderio di indipendenza e libertà che cantavi in something, ormai diversi anni fa. ora come allora una cosa è rimasta molto presente nei tuoi testi: l’uso della prima persona singolare. è un aspetto che mi interessa molto perché in un certo senso si contrappone alla necessità di pluralità, espressa per esempio dai pronomi “they/them” con cui ti identifichi.
mi rendo conto che ci si potrebbe vedere una polarità, ma vedi io in passato ho fatto molta fatica a permettermi di essere incoerente. non mi riferisco alla questione di genere, ma proprio alla mia salute mentale. con incoerenza intendo la possibilità che potessero coesistere dentro di me aspetti anche molto diversi. per dirti, se mi ritenevo una persona molto seria, allora non poteva andar bene che mi piacesse, che ne so, un programma tipo masterchef. sentivo questa necessità di totale coerenza rispetto a una persona che dovevo essere.
anche se non è ancora una questione del tutto risolta, negli ultimi anni sono arrivata ad accettare e a concepire come normali queste contraddizioni. quindi per me scrivere in quel modo è innanzitutto un espediente per tirare fuori le cose e metterle nero su bianco, così da provare a capirle guardandole da fuori e non più solo in modo introspettivo. appunto, il mio brutto vizio a voler razionalizzare tutto.
a proposito di “for the first time in my life”: una cosa che non hai mai fatto e ti piacerebbe fare per la prima volta?
vorrei vincere al turista per sempre, hai presente il gratta e vinci?
7. extra episode | marco giudici
mi sembra che l’espressione chiave in extra episode sia “let go”, il lasciar andare. questo è il primo disco in cui la produzione non è solo nelle tue mani, dato che l’hai co-prodotto insieme a marco giudici. cosa ha comportato questa scelta nel concreto? cosa hai lasciato fare e cosa invece ti verrebbe difficile delegare?
ci sono stati due piani in cui la presenza di marco è stata fondamentale. innanzitutto da un punto di vista emotivo. nel periodo in cui ho finito di scrivere il disco stavo parecchio male. banalmente, se non avessi avuto il suo supporto nel quotidiano o nella pratica di andare in studio, avrei fatto molta più fatica e ci avrei messo molto più tempo a far uscire questo lavoro.
poi c’è il livello strettamente musicale. a questo giro ho lasciato a marco maggior spazio per la scrittura di certe parti, come le linee di basso e soprattutto la gestione della sezione elettronica, che magari anche se non sembra così evidente in tutti i pezzi, in realtà è stata fondamentale.
invece credo che non esista uno scenario in cui sul mio disco suoni la chitarra un'altra persona. ma non per gelosia eh, proprio per una questione espressiva rispetto allo strumento. infatti devo dire che più che far fatica a delegare, diciamo che so di avere dei paletti che per me sono importanti, che sono appunto la scrittura dei pezzi e gli arrangiamenti, come la scrittura delle sezioni d’archi. le cose che mi vengono meglio, insomma, e su cui mi sento di poter dare di più.
devi affibbiare a marco giudici un soprannome alternativo a juju. quale sarebbe?
questo ce l’ho già! anni fa ci siamo dati questo soprannome reciproco, che in teoria è “bicicletta”, ma credo che ci siamo chiamati così una volta e basta. in realtà usiamo una serie di storpiature generate dalla parola bicicletta: bizzi, blizzi, blizzer, spiffi...
8. indistinct chatter | olympia mare
restando in tema di collaborazioni con marco giudici. hai partecipato anche tu alla sua produzione del disco “sei almeno un po’ felice?” delle olympia mare. ti faccio più o meno la stessa domanda che dà il titolo al loro disco: ti senti felice?
in generale direi di sì. nonostante io ami tantissimo lamentarmi, direi che in questo periodo della mia vita non lo posso fare, perché sono abbastanza felice.
chiudiamo con cinque parole per recensire il nuovo disco delle olympia mare?
leggero. intenso. puntuale. radicato. schiarire.
telegrammy è grandi dischi raccontati con testi piccolissimi. musica e parole selezionate con cura. telegrammy non è sui social. se sei qui è grazie (ai tuoi gusti musicali pazzeschi e) al passaparola. per inviare i telegrammy a chi vuoi bene inoltra questa mail o manda questo link. stop.